Analisi di sentimenti concreti in ambito astratto.





Non ha imparato. Leggere il labiale rimase una fra le tante competenze che avrebbe voluto innata. Voleva conoscere nel silenzio. Sapere da lontano. Capire e meditare. 
La notte volle omaggiarla con pensieri inaccettabili. Poteva combattere. Smetterla di processare l'incerto. Il SE. Il MA. Il FORSE. Le vicende erano passate. Una diversa volontà non poteva definire i rapporti. Si decise ad assecondarla, cercando di trovare soluzioni generali ai problemi che non aveva voluto analizzare.

Ferocia. La voce le chiedeva aggressività. La voce era un'inconsapevole anima. Fingeva di non aver capito. Lo sguardo si posò sulla sua interlocutrice. Era ancora lì. Si limitò ad un cenno con veloce ritirata verso luoghi meno ingannevoli. La voce si tacque. 

Dolore. Il pianto. Le lacrime. La voce aveva sete e reclamava dell'acqua marina. Si disse di non assecondarla, almeno non di fronte agli altri. Appena chiusa, si sedette tra due disegni geometrici del tappeto libico. Triangoli e rettangoli verde e marrone. Dopo un paio di minuti, lo sfondo rossiccio era completamente inzuppato. 

Compassione. La televisione. Le mani sporche. Gli occhi pieni di lacrime. I drammi familiari, arcaici e moderni. Stavolta urlava il suo nome. La voce voleva il suo coinvolgimento. La com partecipazione nel dolore altrui era una fra le qualità migliori che possedeva. La compassione distruggeva la sua vita. Era angoscia. Era spavento. Era lutto. E lei cadavere per dolore.

Produceva ogni singolo sentimento che avvertiva. Lo produceva inconsciamente. Lo avvertiva inconsciamente. Non era sovrana del suo mondo. Non era la prima inter pares nel suo micro universo. La volontà vacillava. La voce sovrastava. 
Sul viso rigato, segni rossi delle dita pressate sulle guance. Disperazione e involontaria resa. Voleva conoscere le voci per capire ed agire. Per migliorare. 
Ma le voci avevano lo scopo di farla sentire impotente.


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