Twitter vs Facebook


Un'analisi personale

Ho un buon rapporto con la tecnologia ma non con le persone che la utilizzano per scopi differenti dai miei. Per questo motivo, quando ieri mattina, WhatsApp mi notificò, con furore lampeggiante, l'avvenuta ricezione di uno screenshoot, composto con tanto amore da una ragazza che ama professarsi "mia amica", diventai paonazza e corsi via, a lavarmi e a sbollire in una corsia piena di cloro e nuotatori dai costumi troppo stretti, mal disposti alla condivisione .
L'immagine in questione era tratta dal profilo Facebook di un ragazzo che, evidentemente in crisi, tuonava contro chi, come me, la sera precedente, si era professato felice di non possedere un profilo Facebook: il suo status trasudava rabbia ed invidia verso la presunta "figaggine" di questi esseri socialmente incomprensibili, e rivelava il triste disagio di non aver ottenuto risposta al suo ultimo messaggio su WhatsApp che campeggia, ancora oggi, letto e in fondo alla mia lista di contatti quotidiani. 

Pur consapevole dei seguenti postulati: 
- avere dei "ripetitori/divulgatori/informatori nemici" potrebbe essere il mio più grande problema
- il mio entusiasmo verso l'assoluta mancanza di curiosità verso la vita che viene condivisa, con o senza freni, dovrebbe essere più contenuto
- non è il primo e non sarà l'ultimo esempio esplicativo di incoerenza che mi vede oggetto indiretto

dopo un tempo indefinito trascorso nella più assoluta atarassia, ho sentito l'indignazione. L'ho distintamente avvertita mentre si impossessava delle mie dita e redigeva brevi e insignificanti sfoghi su Twitter e Foursquare. Poi, ha avvolto con disgraziata cura l'accappatoio, ha rovistato fra i miei costumi e ha quasi rotto una cuffia dai decennali successi. E' entrata, l'indignazione, in acqua, gelida, e ha evitato più volte gli arti pelosi del competitore di turno. Mi ha abbandonata subito dopo aver distrutto i miei capelli con una spazzola inadeguata, raccattata di proposito tra i miei vari arnesi di bellezza.

Non mi indignavo così, per simili sciocchezze, da immemore tempo. 

Analizzando, a posteriori, adesso, posso affermare che non è stato il becero tentativo inverso, promosso da questo giovane e inadeguato corteggiatore, di attirare la mia attenzione (che ha solo contribuito a farmi scegliere l'opzione "blocca contatto" più in fretta del previsto), né la prontezza d'animo della mia soave amica (che ha posto alla mia attenzione una serie di lapalissiane incongruenze circa la sua stabilità), ma la mancanza di comprensione a farmi indignare.

Ancora una volta, non riesco a farmi capire, a spiegare le mie ragioni, ad essere ascoltata e compresa. E' frustante ammetterlo, ma non mi costa poi molto. 
Se chiedo delle rose e della puntualità, dopo un interminabile viaggio in treno, avrò ritardo e neppure uno stelo raccolto in un'aiuola pubblica, martoriata dallo smog.
Se chiedo una pizza senza un determinato ingrediente, lo ritroverò, sontuoso, al centro della mia cena. 
Se chiedo un po' di stabilità, mi portano su una giostra.

E' arrivato, quindi, il momento di pubblicare un breve commento sull'annosa questione del Twitter vs Facebook.


Io preferisco Twitter perché delle centinaia di persone che seguo, ne conosco personalmente solo dieci, sono uscita solo con cinque e ho vissuto periodi della mia vita, più o meno lunghi, solo con due.

Su Facebook, non sono disposta a prestarmi al gioco dell'amicizia reciproca e non sono disposta a vedere la banalità della quotidianità altrui o, inversamente, il percorso evolutivo, dalle dita nel naso alle citazioni auliche, passando per Google.

Mi piace pensare sempre bene delle persone che non conosco, anzi, gli sconosciuti sono più interessanti e più vicini a me di qualsiasi conoscente, e Twitter mi consente di sperimentare e praticare al meglio questa mia passione. 

Mi piace pensare che davvero vi piaccia leggere, che seguiate l'economia e abbiate la battuta pronta anche durante le vostre impegnative ed interessanti giornate di studio o di lavoro.
Io credo fortemente nelle foto che pubblicate e negli interessi che professate di avere: non mi è mai passato per la mente che tra voi e il vostro profilo vi sia una sorta di Photoshop di compensazione. Penso che non esistano gli odiosi wannabe stakanovisti e che le vostre TL non vengano aggiornate costantemente alla ricerca di menzioni o RT o risposte. Penso che i DM osceni e le discussioni accese possano essere evitate con l'aureo buonsenso, regnante di tutte le vicende umane, e che, invece, facilmente si possano trovare risate, informazioni, discussioni piacevoli e persone meravigliose, magari timide nella vita reale, che vorrei incontrare una ad una.

Facebook non mi consente un bel nulla, perché Facebook è disillusione
Io non ho MAI voluto sapere come trascorresse le giornate quel triste e insopportabile compagno di scuola che tra sviolinate e sudore, rompeva le scatole a chiunque sui propri, inesistenti, problemi sentimentali, ma, per cortesia e spirito di sopportazione, ho dovuto per tre anni sorbirmi citazioni su citazioni da Proust a Goethe, inframezzate da orribili "Non vorrei che le persone che mi conoscono possano pensare che io mi esprima meglio in rete che dal vivo". 

E mi è tanto dispiaciuto leggere discussioni private fatte attraverso commenti pubblici, a cui partecipava in massa gente sconosciuta, o vedere il reale declino di un'aspirante fashion blogger/scrittrice/ricca rampolla/fidanzata/etc. che inneggia alle Hogan come le paladine della comodità e portentosa cura contro le vene varicose.
Non aggiungo altri edificanti esempi o episodi di vita su questo social, frequentato, ormai, da chiunque, ergo da non prendere 
in considerazione, e che definirei la deriva di un cortile, l'eco delle oche.

Nonostante, quindi, il paladino vincitore di questa aspra contesa sia Twitter, 
un uso più consapevole di entrambi i social
 -dove consapevole si può tranquillamente sostituire con 
"evita di scrivere scempiaggini perché si tende sempre a non dar credito a chi scrive menzogne" o con 
 "evita di corteggiare in privato se in pubblico sei già impegnato/a" o ancora con
"se avessi letto Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde ti sarebbe subito passata la voglia di avere una doppia vita"- 

sarebbe auspicabile e salutare e ideale

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