Polished



E' strano come alla fine di ogni anno, prima di guardare le numerose agende che mi hanno accompagnato durante quello corrente, io vada a ricercare tra quelle precedenti eventi emozionali per scoprire che, più o meno, Tutto e Nulla non sono cambiati per farmi cambiare.

Alla stregua di una lastra di marmo, di anno in anno, le gioie, le umiliazioni, le soddisfazioni, le brutture, le cattiverie, le persone, mi incidono, forgiando la mia anima, ridisegnando i contorni dei miei sogni, smussando la sfera delle aspettative, scheggiando e, al contempo, aumentando l'estensione del mio cuore.

Pur, dopo un'attenta selezione, avendo salvato pochi reperti di memoria, e nonostante nei primi anni duemila fossi molto più prolifica, è così facile notare che per stare in pace con me stessa, in tutti questi anni, ho continuato ad essere e comportarmi tenendo fede a ciò che reputo importante e non in istintuale reazione agli atteggiamenti che gli altri hanno nei miei confronti, quasi il vivere fosse regolato da uno squallido do ut des relazionale. E se ci ripenso, adesso, non provo più compassione per me stessa; solo stupore per il coraggio che ci è voluto e che tutti i giorni richiede volersi migliorare, perdonare, sorridere, nonostante la gente, il dolore, l'altrui ingordigia. Un continuo ed intenso allenamento alla vita, in cui so di ottenere spesso risultati insoddisfacenti e comunque, con estrema naturalezza, persisto ad accogliere con garbo chi non lo meriterebbe, perché nessun tipo di comportamento o persona riesce a modificare il modo in cui io scelgo di reagire a ciò che mi viene detto/fatto.

Forse non è poi così strano rifugiarsi nel passato se, poi, di questo passato abbisogno per confermarmi nei valori che, nonostante radicali cambiamenti, continuano ad essere gli stessi su cui voglio fondare la mia vita.


Neanche commuovermi, quando nella Moleskine del 2007 ritrovo la mia calligrafia da adolescente e un abbraccio in formato citazione, lo è.



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