E' stato più facile farglielo fare




No, grazie. Ti prego, smettila. Non mi va. E' stato più facile farglielo fare.

Ti ho appena regalato un quadro. E' talmente grande da non entrarci nella tua automobilina sportiva. Il vento ulula, mi strappa via i guanti. La galleria d'arte dista pochi metri da casa tua. La gente mi guarda mentre lo trasporto cingendolo con ferma dolcezza. La tela fa da vela e voliamo lontano. Ti agganci alla cintura del mio cappotto, mi ancori a te, mi blocchi.

Mi guardi con finta riconoscenza. Lo appendi con sguardo annoiato. Per mesi tanto desiderato e adesso mal sopportato, si erge con fierezza, quasi ti parlasse, ti raccontasse di me. Ti odio, mi dici, anzi, odio la tua superiorità morale. Ti cingo con le mie braccia, fare regali è la mia vocazione, sono contenta, ti dico. Non ne puoi più: la mia gioia ti rabbuia. Getti uno sguardo stizzito alla tela, poi, le volgi le spalle: non riesci ad ascoltare ciò che non narra le tue gesta. E' tempo di rimettere le cose in pari.

Fatti bella, mi dici, anzi, già lo sei, prosegui. Mi fai vedere che il mio affetto equivale a una briciola portandomi in uno di quei posticini tanto cari.
Prelevi dal mio piatto ciò che più ti piace. Sbuffi se scatto una foto ma il soggetto da ritrarre non sei tu. Mi baci con violenza e di fronte agli altri commensali. Tu sei mia, il mio quadro sei tu, una natura vivente, e poi ingolli con uno schiocco l'ultimo boccone succulento.

Trascino per le scale la giornata infinita. Hai chiesto che ti preceda per guardarmi le gambe. Non riesco a trovare il pigiama e non so dove tu abbia fatto sparire il mio vestito. Mugolo dal freddo. Quasi non mi strucco. Tu fingi stanchezza e ti accasci prima di me. Credo di poterla scampare e spengo la luce. Mi giro e ti ritrovo sopra di me.

No, grazie.
Avevi detto di essere distrutto, di aver avuto una giornata orribile.

Ti prego, smettila.
Non ho proprio la forza, non parteciperei come desidero. Non sarebbe tanto piacevole neanche per te.

Non mi va.
Abbiamo domattina, abbiamo una vita intera. Per favore, non ti ho mai detto no. Almeno stanotte, lasciami in pace.

E' stato più facile farglielo fare.
Quante volte non ci si sente libere di dire no perché all'interno di una relazione consensuale non ci si può permettere di venire meno ai propri obblighi? Perché si deve rendere obbligatorio un atto d'amore? E' lecito poterne parlare, desiderare un sostegno privo di scherno? Quando e in quali casi si consente alla persona di sentirsi semplicemente vittima e non complice?





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