Ascoltare. Compatire. Sorridere. Tacere.



Procediamo, dunque, col primo post dell'anno. Positivo, felice, spensierato, motivazionale.

NO.

Mi sono letteralmente stufata di essere una persona che ci tiene a far le cose per bene. Sono molto stanca di reprimere tutte le mie emozioni in nome dell'educazione, del carattere, dell'aderenza ai valori che hanno ormai preso possesso del mio intero essere.

Ascoltare, compatire, sorridere, tacere.

Questo lo so fare.
E' una routine comportamentale.
Si ripete in loop.
Mi riesce così bene.
Questa sono io.

Ascoltare. Compatire. Sorridere. Tacere.

Eppure, sento che qualcosa si è incrinato. Mi sento letteralmente rotta, deteriorata, consumata, dalla gente, tanto da pensare che una volta ogni tanto piacerebbe anche a me permettermi di mandare a quel paese chi dice stupidaggini.

Anche se, quello che vorrei davvero è saper dare una lezione ai capricciosi, ai narcisisti, a coloro che nutrono esagerata fiducia in sé ed altrettanto disinteresse verso gli altri, agli ego maniaci, agli arroganti, agli invidiosi, a chi manca di empatia. 

Credevo che eliminare dalla mia vita questa gente bastasse. Credevo che l'eleganza di eclissarsi avrebbe costituito motivo di vergogna sufficiente, che la mia assenza avrebbe indotto ad interrogarsi sulla propria vita, a mostrare imbarazzo o mortificazione. Mi sbagliavo. Sparire dalla vita di queste persone può innescare essenzialmente due effetti, spesso concatenati: 

a) mi hai tolto il gioco del tuo possesso, lo rivoglio a tutti i costi
b) se non vuoi ritornare né con le buone né con le cattive, fingo di non volerlo più, che non era così  importante, finché, a furia di ripeterlo, me ne persuaderò.

STOP

Scusarsi è roba da persone perbene - perfino Elton John si è inventato una canzonetta per ammettere che essere un Sir non ti esime dal farlo e non ti insegna a saperlo fare-. Lasciare in pace chi ti ha bloccato, idem. E loro non sono persone perbene. Forse, neanche annoverabili fra il computo degli individui degni di essere definiti persone. 

E fin qui, lapalissiano.

Se non che, dalla fine dello scorso anno, ho cominciato a sentirmi in dovere di agire, di far sentire il disagio, di scendere dal piedistallo della superiorità e cominciare a sporcarmi la bocca con dei NO.

Ovviamente, non l'ho fatto. O, almeno, non nella misura e con l'incisività con le quali avrei voluto. 

Però, mi sento in colpa per dei pensieri francamente infantili e lontani da me tanto da creder di essere vittima di uno stupido scherzo della mente.

Conosco un tizio che a furia di sentirsi il padrone dell'intero universo comincia perfino ad infastidire me e piuttosto che dirgli chiaramente "senti, hai rotto il cazzo a tutti", penso a quanto sarebbe bello poterlo tradire ripetutamente con gente che, povero miserabile stolto, non considera al suo livello. E neanche vorrei lo scoprisse. 

Per lo splendido che non rispetta la fila, immagino, di volta in volta, scenari banali: un'infernale coda sulla tangenziale da qui fino alla fine dei suoi giorni, rimanere chiuso fuori casa per un anno intero, il tutto completo al suo ristorante preferito, non trovare mai la linea libera quando ha urgenza di parlare al telefono.

Gli individui che pensano di poter orientare, manovrare, dirigere la tua vita, dovrebbero trovarsi, e capire di esserne la causa, in situazioni in cui poter sperimentare un sentimento nuovo: la vergogna.
Nel dettaglio: 


La vergogna è un'emozione che accompagna l'auto-valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri; da una parte è un'emozione negativa che coinvolge l'intero individuo rispetto alla propria inadeguatezza, dall'altra è il rendersi conto di aver fatto qualcosa per cui possiamo essere considerati dagli altri in maniera totalmente opposta rispetto a quello che avremmo desiderato. https://it.wikipedia.org/wiki/Vergogna

Alle persone che fingono empatia, semplicemente, auguro di incontrare gente che si comporta esattamente come loro da cui dover dipendere. 

E, se prima tacere e mantenere il mio solito aplomb bastavano a gratificarmi, adesso sono queste piccole rivisitazioni del codice di Hammurabi che riescono a nutrire il mio silenzio con adeguata soddisfazione. 

Perché, adesso, ho bisogno del supporto della fantasia a mio sostegno per acquietarmi, quando in precedenza i comportamenti e le stronzate altrui mi lasciavano completamente indifferente? O, meglio, non mi scatenavano alcuna reazione moralizzatrice? 





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