Ciò che si è. Ciò che si fa.




Siamo in tanti, silenti, eppure pronti. Voracemente astraete, senza capire, e poi vi sfogate su social che non ho, credendo di aver cambiato gli stessi amici che continuano ad essere bocche larghe e confidenti comuni. 
Di scrivere delle mie relazioni ho ancora meno voglia, nonostante la consapevolezza di trascurare uno fra gli argomenti più seguiti e cliccati di questo piccolo spazio, i cazzi miei l'Amore sentimentale. 

In realtà, non riesco perché avviluppata in un breve ma intenso tranello. E' difficile, anche per una persona che lo dica spesso, considerare gli altri per quello che sono e non per quello che fanno. 

Credi di frequentare un medico. Credi che la sua istruzione abbia sortito l'effetto di civilizzarlo. Scopri che alla domanda "che fai?" non puoi rispondere "sono alla Rinascente" perché in meno di mezz'ora te lo ritrovi lì "per puro caso". Credi che il fatto di averlo conosciuto in palestra non sia rilevante. Scopri che va lì tutti i giorni e ogni appuntamento si finisce per andare a mangiare le sane proteine del pesce con annesso decalogo di tutte le componenti organolettiche di cui OGNI povera creatura dei fondali si compone. Credi di poter interrompere la sua conoscenza perché non ti piace abbastanza. Scopri di essere una persona falsa perché nessuno lo ha mai rifiutato. Credi che bloccarlo su ogni dispositivo sia sufficiente. Scopri di non voler più rispondere a numeri che non hai salvato in rubrica, e di non voler accettare gente con sfondi panoramici che casualmente possiede il tuo contatto e ti aggiunge su WhatsApp.

Credi di frequentare delle persone che hanno un'ottima serie di interessi lavorativi e per il tempo libero, con una buona istruzione e senza problemi o traumi familiari. Scopri che gettano le carte per terra, idolatrano il nazismo/fascismo/andreotti/renzi/mafia/calcio, sono ossessionati da Facebook e nonostante ti dichiarino amore eterno non ci pensano due volte a ripassarsi a memoria latrine di cagne dove pisciano tutti i porci interi album di tizie svestite, solo perché tu sei "troppo una brava ragazza, lo so che non mi faresti mai vedere le tue foto in costume, o anche senza ih ih ih". Conoscono il tuo indirizzo, e finché non li richiami mai, è tutto un continuo andirivieni di corrieri e fiorai, inframezzato da torte, cioccolatini, libri, biscotti, biglietti di concerto. Più che una compagna, sembra cerchino di conquistare il podio della celeberrima competizione Ipocrisia. Queste persone -non si direbbe dall'uso smodato di faccine e guaiti di cane o singhiozzi da ubriachi "ih ih"- sono laureate ma continuano a scrivere iNstanbul, forse colpite da cuorite acuta contratta su Instagram. Questi uomini sono romantici nella scalata alla conquista della tua fiducia, abili a nascondere i loro problemi, cortesi nel gestire la tua diffidenza: al contempo, attentatori dell'altrui fragilità, stanno in attesa del ponte levatoio e del cambio dei paioli di olio bollente per minare tutte le certezze ed espugnare la tua torre adamantina per segregarsi a loro volta, a ragliare a piangere se tu non li vuoi più vedere.

La stima ed il rispetto che acquisiscono negli ambiti sociali e lavorativi, non fanno di questi delle brave persone. Sono dei professionisti, dei filantropi, degli amici simpatici e contemporaneamente uomini incoerenti, inconsistenti, melliflui, volgari, sociopatici.

Come mantenere la propria integrità innanzi allo sfacelo delle basilari norme di convivenza civile e sul rispetto reciproco? 
Su di un eterno regionale Catania-Palermo, avevo cominciato a scrivere questo vademecum/promemoria:


 Il fazzoletto stropicciato lascialo a casa. Metti un po' di colore sul tuo viso, anche se non sai usare i pennelli. Rinnega la tua umanità, imitando il sorriso degli spaventapasseri, ma usa i fagioli bianchi per renderlo splendente. Non lasciare che questo dolore ti annienti. Anche la felicità non deve scalfirti.
 Vivi, sobriamente, nel rigore morale e non accettare facili soluzioni per le tue paure più grandi. La solitudine, la povertà, la fatica, sono compagne oneste, brillano di semplicità: non sprecare queste ricchezze, riconoscine il merito e vivile con discreta gioia. Nessuno deve sapere che le temi, nessuno deve sapere che le pratichi, tranquillo.
 Non siamo perfetti, ma nessuno ci impedisce di dissimulare una vita migliore. Dire menzogne, alterare i fatti, cambiare forma ad una sostanza che, purtroppo, non ci soddisferà mai se continuiamo ad agire così.

E' in bozza, insieme al resto del post, da qualche mese. Non credo rappresenti la soluzione, neanche il sarcasmo con cui è stato, in parte, redatto. Probabilmente, vi rimarrà. In bozza. 

Oppure, non riesco a scriverne perché non mi hanno ferita, anzi, sono state cavie perfette a sostegno della mia tesi; è stato divertente assistere alla costante moltiplicazione di casi umani squilibrati e saper riconoscere loro come pericolo, ed evitarlo mi ha reso davvero felice. 

Sì, scelgo quest'ultima opzione.





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