Gelo d'anima



Durante i giorni in cui ho alternato lo studio alla lettura de Le Correzioni di Jonathan Franzen, ho avvertito una crescente sensazione di freddo pervadere non solo la mia anima: mentre le temperature si alzavano, le estremità si contorcevano e lo stomaco, temendo uno shock termico, mi sconsigliava di proseguire la lettura attraverso insalubri borbottii.


Provai, inutilmente, ad associare alla lettura l'ascolto di brani a me congeniali -presi Fleurs 2 dalla mensola sopra lo studio, e piansi amaramente sulle parole di Sergio Endrigo, sulla voce di Franco Battiato, sulla quarta traccia, sulla matita e sulle pagine-, o la più modesta attività di rimozione del trucco giornaliero e di pulizia, ma l'acqua micellare contribuì a raggelarmi il viso. Per la prima volta, piansi freddo.

Ma continuai, stoica, a soffrire insieme alla famiglia Lambert, a causa dell'incomprensione, fino alla fine.

Poi, chiamai Davide, chiedendogli perché mi avesse fatto questo. Lui, che aveva già letto il libro, mi aveva regalato un inganno. Lui avrebbe dovuto prevedere la mia reazione. Lui che mi proteggeva, anche se non ho mai meritato la sua cura, mi aveva esposto all'addiaccio.

"Vorrei vederti, lo sai. Ma sei troppo debole e non voglio approfittare della tua fragilità. Io ti voglio mia ma lucida. Ti chiamo stanotte. Tu, intanto leggi le ultime pagine dell'ultimo paragrafo".

"Chiara, prendi il libro"
"Neanche un cortese saluto?"
"Vai a pagina 598"
"Mi hai comprato la tua stessa edizione? Perché se fosse diversa non ci sarebbe corrispondenza di pagine..."
"Doveva dirgli, finché era in tempo, quanto lui avesse avuto torto e quanto lei avesse avuto ragione. Aveva avuto torto a non amarla di più, torto a non coccolarla e a non fare sesso con lei in ogni occasione, torto a non fidarsi del suo intuito finanziario, torto a trascorrere così tanto tempo al lavoro e così poco con i figli, torto a fuggire dalla vita; doveva dirgli tutto questo ogni giorno. Anche se lui non l'ascoltava doveva dirglielo." E poi, per favore, leggi l'ultima frase. Leggila per te e per me".
"Aveva settantacinque anni e intendeva cambiare alcune cose nella sua vita".
"Chiara, io non come farti capire che tu sei la soluzione del problema. Sei stata trattata così male dalla vita e dalle persone che ti sono state accanto che adesso sei chiusa. Ti rendi conto che tu non hai mai detto a nessuno che aveva torto? Solo a me, e solo in modo provocatorio. Tu non sei come Enid e scusami se ti ho fatto leggere questo libro, ma dovevo farti capire. Tu, non a 75 anni ma a 21 anni, ti sei liberata di Alfred. Hai lasciato chi non ti amava abbastanza, sopratutto perché tu non lo amavi abbastanza da fargli da serva. Tu hai avuto il coraggio di smettere di stare con qualcuno solo per consuetudine e hai cambiato le persone e le cose che non ti stavano più bene nella tua vita. Ti devi liberare dal ricordo di persone che ti hanno fatto soffrire come un cane. Se vuoi telefona a tutti. Dì loro che fanno schifo. Ma poi cancella tutti. Buttali via. Fai entrare l'aria fresca nel tuo cuore. Fammi entrare. Io solo posso prometterti che non ti deluderò".
"Davide, posso solo dirti che hai ragione".

Ed era vero. Aveva ragione. Ha ragione. Ma, spogliata, umiliata, defraudata, non potevo fare a meno di chiedermi: come si è permesso di entrare così prepotentemente in me? Dopo neppure un anno, Davide mi aveva analizzata come nessuno mai e attraverso uno fra gli strumenti più preziosi e potenti che potesse utilizzare: la letteratura.

Erano le quattro del mattino. Nemmeno il piumino riusciva a riscaldarmi.
L'intransigenza, la compostezza, la solitudine di Alfred, la tristezza, la frustrazione di Enid, la depressione di Gary, gli insuccessi di Chip, la confusione di Denise, tutto dentro di me.

Non riuscivo ad essere felice per il suo gesto. Ero consapevole fosse un' autentica dichiarazione d'amore -molto più dei fiori, delle torte, della sua proposta di matrimonio, dei gioielli-, una dichiarazione di cura e generosità.

Aveva messo in evidenza il mio dolore. La capacità patologica di subire senza vendette. La sua correzione aveva tramutato in gelo la mia anima. Non sapevo se volesse salvarmi o eliminare la mia parte arrendevole, fragile, debole. E neppure glielo chiesi.




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