Eros ed Agape





Tra statistica, sociologia, religione, aneddoti personali e filosofia. 

Le mani si affannano. Si ingegnano in ogni sorta di posizione. Si congiungono con i palmi leggermente incurvati e rivolti verso l'altro. Stanche, si chiudono in decisi pugni pieni di falle. Impenetrabili e poco sicuri al contempo. 
L'acqua continua a scorrere. Sono fradice ma, anche questa volta, non sono riusciti a possederla. 
La società liquida, composta da individui ricoperti interamente da asfalto, diventa perfetta scenografia e suggeritore, deuteragonista ed antagonista, teatro delle mutevoli espressioni dell'amore. 
Se, dimentica della filìa, mi concentrerò sul possesso e sul dono, spero nel perdono degli astanti.

Delle tre forme dell'amore, infatti, è l'interazione fra eros ed agape, il connubio perfetto tra "ricevere e donare", la misteriosa e sublime esperienza, che scruto ed indago con stupore ed ammirazione. 
Forse, in una prospettiva che privilegi la concretezza, sarebbe più adeguato parlare di amor concupiscentiae e amor benevolentiae, definizioni che evidenziano l'apparente inconciliabilità delle dimensioni d'amore. In realtà, l'Amore Sublime si avvicina alla sua vera essenza quando entrambe le sfere si sintetizzano in un unicum perfetto. 

Eros ed Egolatria
La prevalenza dell'eros è iniziale e simboleggia uno stato di grazia indubbio. Ma, per raggiungere l'Amore, la bramosia deve necessariamente mutarsi in dono.
Sicché la ricerca della felicità attraverso il soddisfacimento dei propri bisogni è destinata al fallimento.
In una relazione, i bisogni materiali sono innumerevoli e labili, ma possono essere saziati. Diventano, così, dei meri bisogni economici, soggetti all'impersonale ed incisiva legge di Gossen, secondo cui "i bisogni diminuiscono di intensità con il progressivo appagamento di essi".
Nessuna differenza, quindi, tra chi brama il possesso e l'immantinente appagamento dei bisogni dell'infante. L'altro diventa un oggetto che possediamo per annullarne il carattere, la personalità, le inclinazioni; un mezzo di cui disporre per sentirci meglio.
L'egolatria, fomentata dall’ottusità, dall'ignoranza e dall'individualismo della nostra società, è uno fra i più difficili mali dell'anima da estirpare; si nasconde dietro l'esaltazione per la cura di sé, mimetizzandosi con rude scaltrezza. In realtà, l'egoista ignora davvero l'esistenza dell'altro, se questa non gli è utile, se non può trarne profitto, e non sembra rendersi conto del dolore che arreca. E' insipido, avido, sempre triste e perennemente alla ricerca di qualcosa. Egli non classifica le necessità a seconda delle altrui esigenze o delle condizioni contingenti, tutti i suoi bisogni sono primari e la loro soddisfazione è assolutamente fondamentale alla sua esistenza.

Agape e Dono
"L'eros nell'avvicinarsi poi all'altro, si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell'altro, si preoccuperà sempre di più per lui, si donerà e desidererà esserci per l'altro. Così il momento dell'agape si inserisce in esso (eros)". Questa straordinaria descrizione evolutiva dell'amore è opera di Benedetto XVI che, già in "Deus caritas est" la sua prima enciclica, sottolineava come l'eros (con buona pace di Nietzsche) è un'imprescindibile forma d'amore divino. E già precedentemente, nel commento al Canto dei Cantici (A.T.) aveva scritto "In opposizione all'amore indeterminato e ancora in ricerca (ahahà), questo vocabolo (agape) esprime l'esperienza dell'amore che diventa ora veramente scoperta dell'altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l'amore diventa cura dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione d'ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca".
Molti di voi non accetteranno né la fonte né le sue riflessioni, ma io non posso che sottoscriverle. 
L'Amore Sublime è fuori da ogni logica utilitaristica, umana, individualista, egoista. E' Sublime perché sconvolge le regole sociali, rinnega gli interessi, si dona nella sua interezza. L'Amore Sublime chiede solo di essere ricambiato: non si può, infatti, sempre e solo amare donandosi, ma si deve anche ricevere, perché per divenire fonte d'amore bisogna che si venga dissetati.

In concreto, l'agape è difficile. Donarsi agli altri quasi un'assurdità. Ma questo è il genere di illogicità che l'Amore Sublime pretende. Trovare il giusto equilibrio, l'aurea mediocritas, fra eros e agape, fra cura di sé e dono, fra possesso e libertà, che straordinaria conquista sarebbe. 

A volte ho desiderato sperimentare l'indipendenza dalle passioni; la compostezza che mi sostiene il capo e l'alterigia a protezione del mio cuore; l'essere naturale, sempre, ed emendare la locuzione "paura di soffrire" dal mio vocabolario. 
L'ho desiderato tutte le innumerevoli volte che sono stata calpestata dai bisogni primari di un egoista. Tutte le volte che mi è stato detto "non posso mica prenderti la luna; non sei mai soddisfatta; non ho avuto tempo per comprarti un mazzo di fiori; ho dimenticato di chiamarti; sono stanco". Avrei voluto che questi disdicevoli esempi di assenza d'amore non avessero avuto la forza di ostacolare il mio cammino verso la serenità. Scontrarmi con l'altrui egolatria rimane la mia paura più grande.


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