Irragionevole felicità
Straniera, un paio d’anni più
grande di lui, non avvenente. Italiano, giovane sbandato con l’amore per la
musica da discoteca. Il fratello maggiore, che è riuscito a trovargli un buon
posto di lavoro, non vede di buon occhio la loro unione “lei vuole solo il visto”, “lei è più grande”, “non parla bene l’italiano”,
“è straniera”. Dopo molti anni di convivenza,
si sposano. Lei è dolcissima e molto gentile. Lui è felice. Suo fratello,
invece, continua a portare avanti un triste fidanzamento pluridecennale con
ragazza italiana. Entrambi lavorano, hanno già comprato casa, ma litigano
spesso, pur vedendosi poco.
Cerchiamo sempre di
operare le scelte più ragionevoli: il percorso di studi universitari più
sicuro, la strada meno trafficata, dilazionare gli impegni nel tempo, tacere
piuttosto che aprire il rubinetto della verità relativa.
Sempre più spesso la
ragionevolezza, però, rivela la sua natura fallimentare. Dalla pedissequa
programmazione all’impasto di calce per turare le falle, la strada è breve.
Se ci abbandonassimo ai ricordi, non potremmo fare a meno di accorgerci dell’infinita sequenza di
sacrifici, bocconi amari, delusioni, sconfitte, assolutamente inutili; non
necessari perché siamo stati sconfitti disputando competizioni in cui non
credevamo; siamo stati delusi dai comportamenti delle persone che non hanno
provato a comprenderci; abbiamo mandato giù cattiveria, presunzione ed
indifferenza; ci siamo sacrificati per ideali non nostri, per persone che non
hanno riconosciuto il valore dei nostri sforzi.
Negli ultimi anni, la
ragionevolezza mi ha “costretto” a
compiere alcune fra le scelte più difficili della mia vita.
E’ difficile
ammetterlo, ma non ne ho azzeccata una.
Ho visto la serietà
dove mancava il legame, ho sperato in un futuro sereno durante il triste presente,
ho cercato di assecondare gli altrui desideri sperando, invano, di poter anch’io
sperimentare la felicità, ho creduto di meritare reali sentimenti.
Da ragionevole pessimista
credevo non si potessero più cambiare le cose. Rassegnata, mi preparavo alla
serena accettazione della tristezza, temendo la putrida acqua delle ambientazioni
stagnanti.
Naturalmente, mi
sbagliavo. Di nuovo.
Pur odiando commettere errori, sto cercando di reagire e di rivoluzionare i miei punti di vista e
di partenza.
Il cambiamento
spaventa molti. Il cambiamento spaventa tutti coloro che non sono disposti a
mettersi in discussione. La solitudine spaventa molti. La solitudine spaventa
tutte le persone che temono l’assenza di argomenti e moti interiori, sufficienti a scaldare il loro cuore.
I miei argomenti sono molto complessi, l'anima è in uno stato di intenso moto permanente, ho pure ammesso di aver sbagliato due volte nello stesso post,
ergo ho superato, spero, gli step più difficili.
Adesso desidero provare l’irragionevole felicità.
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